sabato 5 ottobre 2013

Quarantaseiesima puntata - Diario di Pechino

26 agosto 2011 – Pechino --- Passato un pomeriggio a fare piccoli acquisti e a riportare i libri in libreria. Sono riuscita a riavere tutti i soldi spesi, non pochi. Questa è una libreria un po’ speciale e i prezzi sono alti. Dal mio scontrino si evinceva che avevo speso un bel po’ di quattrini e che i tre libri acquistati erano perfetti ma non per me. In effetti erano scritti in caratteri cinesi non semplificati. --- Dopo un po’ la commessa mi aveva ridato i soldi con i quali più tardi avevo comprato un bel servizio da thè in fine porcellana. Questo per il prezzo di tre libri in inglese-cinese. --- Usciti dalla libreria avevamo percorso diversi chilometri a piedi. Si era messo a piovere ma noi, presi dalla fretta di arrivare prima della chiusura del negozio, avevamo camminato spediti, senza badarci. Sulla nostra sinistra si ergeva nel semibuio l’ultimo palazzo della Città Proibita con tanto di mura e di fossato pieno d’acqua. Svoltato a destra stavamo percorrendo il perimetro di Jingshan e, in fondo al viale, avevamo ritrovato il solito hutong. Quel hutong che io e Jenny avevamo felicemente attraversato una domenica di luglio con il sole del mezzogiorno. --- Qui continuava a piovere. Sulla stradina addossata al muro neanche un anima. I miei amici, in mancanza di meglio, stringevano i denti a mi seguivano senza dire una parola. Dentro di me vedevo già i titoli dei quotidiani di Pechino del mattino dopo “Dispersi quattro turisti italiani nel tentativo di attraversare il hutong”. Dopo un po’ il muro scomparve dalla vista e noi, eseguiti un po’ di svolte a destra e svolte a sinistra, siamo sbucati sul vialone giusto di fronte a Houhai. Houhai è un posto per turisti, quindi, è pieno anche di turisti cinesi venuti a curiosare. All’interno, in una viuzza, ecco il nostro negozio tra i tanti. Il servizio da thè è davvero bello, di ottima fattura, con un prezzo alto anche se non esagerato. L’amica ci rinuncia, io pure. Quando l’amica scopre un altro servizio, ugualmente caro, mi viene un’idea. Prima mi consulto con lei e poi chiedo al titolare: “Se compriamo tutti i tre pezzi, qual è la vostra miglior offerta?” L’uomo riflette per un po’ e poi scrive la cifra: al posto di 800 yuan possiamo averli a 650. Io sono soddisfatta, l’amica pure, tutt’e due abbiamo fatto un gran risparmio e l’artigiano cinese ha venduto ben tre servizi. Usciamo con le belle confezioni in mano, siamo affamatissimi. In un locale del Yunnan (estremo sud) mangiamo le loro cose piccanti, molto saporiti. Dopo cena per un ultimo drink insieme non c’è che l’imbarazzo della scelta. Alla fine ci accomodiamo su due divanetti sulla riva del lago. Il lago porta via i nostri suoni e avvicina quelli che arrivano da lontano. Ci rilassiamo, facciamo un po’ il punto della situazione. Vi è del dispiacere nell’aria: andar via dopo che ci si è trovati bene non è senza tristezza. Non è il mio caso ma lo posso capire lo stesso.

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