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domenica 2 dicembre 2012

Diario di Pechino - quarta puntata



11 luglio 2011

Ieri finalmente mi sono connessa con il resto del mondo, almeno via cellulare. E' stata una grande conquista per me ottenuta grazie alla mia tenacia e caparbietà.

Nel negozio di China Mobile erano in tre a servirmi. Per prima cosa avrebbero voluto spedirmi nel vicino negozio di China Telecom ma io avevo ribadito, con un cinese stentato, che se il giorno prima lui personalmente m'aveva promesso di risolvere il problema non appena avessi portato i 200 yuan richiesti per l'abilitazione della carta, il giorno dopo non poteva spedirmi chissà dove ma doveva darsi da fare e subito. Alla fine ero riuscita ad avere persino un memory card per le foto con lo sconto del 50%, cosa inaudita per quel tipo di merce.

Dunque potevo telefonare.

Per prima avevo chiamato mia sorella in Ungheria che non sentivo da prima della partenza. Lei mi avev richiamata utilizzando una sua carta telefonica, la stessa che usava per chiamarmi in Italia, praticamente gratis. In quella mezz'ora consentita dal suo credito disponibile avevo cercato di raggiungere la velocità massima ad onta del clima che inibisce ogni cosa che faccio. Le avevo raccontato delle lacrime alla vista del mail di mio figlio, le avevo parlato delle mie difficoltà tralasciando solo il fatto che m'era venuta pure la diarrea parsa poco importante al momento.

Oggi quando mi chiamerà di nuovo (me l'ha promessa) la prima cosa che le dirò è che sono stata costretta ad andare in farmacia. Diarrea a tutto gas - iniziavo a preoccuparmi. Grazie a Dio e alle grosse quantità di medicine che ho preso, pare che il problema sia in via di risoluzione.

Oggi dunque mi sento un essere umano. Lo studio è sempre tanto e io c'impiego moltissimo tempo ma al di là dell'interesse per lo studio e la salute avevo iniziato a sentire il gusto della scoperta. Avevo notato l'assenza del cimitero dei personaggi illustri già visto la prima volta che ero stata qui. Al posto suo c'era un palazzo in costruzione. Stasera però avevo scoperto un piccolo luogo che a me era sembrato sacro. Mi era venuta voglia di chiedere agli spiriti del luogo di aprirsi a me che ero lì per conoscerli. Mentre l'umiltà cresceva dentro di me un venticello sospirava tra i fusti di bambù. Avevo poi continuato a girovagare mentre scendeva la sera e la luna quasi piena avanzava verso alto rosso pallido. In quel mio vagabondare avevo scoperto un piccolo gazebo coperto dalla vigna. Tra i rami di un vicino albero saltellavano allegri tre uccelli simili ai ghirlandai. Quando mi ero alzata per andarmen uno di loro s'era messo a protestare a gran voce per il disturbo. Poco più avanti mi si era parato davanti una serra con uno spazio antistante adibito ai lavori di giardinaggio. Montagne di vasi di terracotta erano in pila in attesa di venir utilizzati, pianticelle a diverse fasi di sviluppo dagli appena nati ai pronti ad essere disposti in vaso, intorno buio e silenzio. "Ah, quanto mi piacerebbe fermarmi un annetto a fare l'aiuto-giardiniere" - pensai - "a costo di fare la fame". Con simili pensieri in testa le mie gambe mi portarono al piccolo stadio. Era delimitato da una rete alta con un'unica entrata aperta a quest'ora. Nell'interno, lungo gli anelli per le corse, una quantità di persone era impegnata a fare "attività della salute". Quasi tutti stavano semplicemente camminando, ognuno col suo passo, nessuno controcorrente. Solo pochi s'azzardavano a fare jogging o addirittura a correre. Alcuni aggiungevano degli esercizi blandi, molto ridicoli a vedersi, alzando alternativamente le braccia. Eravamo nel campus dell'università ma la gente veniva da tutte le parti, un po' come quando noi di Milano andiamo la domenica all'Idroscalo a prendere il sole.

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