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sabato 19 ottobre 2013
Quarantottesima puntata - Diario di Pechino
28 agosto 2011 – Pechino ---
Devo aver accumulato tanta stanchezza: stamattina ho dormito fino le nove poi ho dormito due ore nel pomeriggio e ora sono pronta ad andare a letto che sono solo le dieci. ---
Oggi avevo lavorato sul progetto del mio futuro lavoro; io e Daniele avevamo scelto su internet le agenzie di viaggio da contattare, avevamo trovato gli indirizzi e gli email. Non era stato molto semplice; ci avevamo impiegato due ore e mezza. Finite le ricerche avevo voluto offrirgli la merenda.
Già che eravamo a Wudaokou ci eravamo incamminati nel viale tal dei tali a cercare il numero civico 18, dove si trovava una di queste agenzie. ---
Non trovandolo mi era venuta l’idea di domandare il numero civico d’un negozio ma la cassiera non lo sapeva e ci aveva messo un bel po’ di tempo a recuperare questa informazione. Nel suo caso il numero civico era il 9. Da lì il gioco doveva essere fatto, non a Pechino, però, dove anziché per vie e numeri civici si ragionava per agglomerati di un istituto, di una fabbrica o di un’università. ---
Noi avevamo proseguito sullo stesso lato della strada e, arrivati fino in fondo, avevamo cercato di indagare di nuovo. La via era quella giusta ma dove si trovasse il numero 18 era un mistero. Noi due non avevamo fretta, la serata era limpida e bella, avevamo deciso di rifare la strada a ritroso sul lato opposto. Arrivati al primo incrocio ci era parso di essere completamente fuori strada e stavamo per ritornare nuovamente sui nostri passi quando all’improvviso avevamo scorto l’insegna del negozio al numero 9 a conferma che non stavamo poi sbagliando di nuovo. Proseguendo ancora per un bel po’ - ormai completamente senza speranza – avevamo scorto il numero 16 e, di lì a poco, anche il numero 18. Si trattava di un ennesimo centro commerciale dove, al piano terreno, era ben visibile, seppur chiusa, la tanto agognata agenzia.
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