sabato 26 ottobre 2013
Quarantanovesima puntata - Diario di Pechino
29 agosto 2011 – Pechino ---
La partenza si avvicina. Ancora non ci credo, ne parlo come di una cosa reale che però non mi appartiene; io ne sono fuori. ---
Sono partiti tutti. Per qualche giorno io e Daniele eravamo quasi gli unici non asiatici. Stasera poi sono arrivati gli africani in gran numero, tutti quanti nel nostro palazzo. Daniele temeva di trovarsene uno come compagno di stanza per le ultime notti ma poi così non è stato. ---
Oggi abbiamo ritirato il suo visto in Questura. Ci è stato quell’attimo di attesa angosciosa…. e poi, voila: nuovo visto sul passaporto. Un macigno è caduto dal suo cuore. Come lo capisco; può ben confermare alla mamma che domani sarà l’ultima notte qui e poi A CASA, A CASA, A CASA. ---
Quanto si apprezzano le cose quando si è lontani, quanto acquistano un più giusta posizione le cose nella vita di ognuno di noi! Cosa non fa la prospettiva! ---
In queste notti sogno. Sogno cose importanti e meno importanti, come chiunque. Prima mi sembrava di non aver sognato per più di un mese. Oggi sono diversa.
sabato 19 ottobre 2013
Quarantottesima puntata - Diario di Pechino
28 agosto 2011 – Pechino ---
Devo aver accumulato tanta stanchezza: stamattina ho dormito fino le nove poi ho dormito due ore nel pomeriggio e ora sono pronta ad andare a letto che sono solo le dieci. ---
Oggi avevo lavorato sul progetto del mio futuro lavoro; io e Daniele avevamo scelto su internet le agenzie di viaggio da contattare, avevamo trovato gli indirizzi e gli email. Non era stato molto semplice; ci avevamo impiegato due ore e mezza. Finite le ricerche avevo voluto offrirgli la merenda.
Già che eravamo a Wudaokou ci eravamo incamminati nel viale tal dei tali a cercare il numero civico 18, dove si trovava una di queste agenzie. ---
Non trovandolo mi era venuta l’idea di domandare il numero civico d’un negozio ma la cassiera non lo sapeva e ci aveva messo un bel po’ di tempo a recuperare questa informazione. Nel suo caso il numero civico era il 9. Da lì il gioco doveva essere fatto, non a Pechino, però, dove anziché per vie e numeri civici si ragionava per agglomerati di un istituto, di una fabbrica o di un’università. ---
Noi avevamo proseguito sullo stesso lato della strada e, arrivati fino in fondo, avevamo cercato di indagare di nuovo. La via era quella giusta ma dove si trovasse il numero 18 era un mistero. Noi due non avevamo fretta, la serata era limpida e bella, avevamo deciso di rifare la strada a ritroso sul lato opposto. Arrivati al primo incrocio ci era parso di essere completamente fuori strada e stavamo per ritornare nuovamente sui nostri passi quando all’improvviso avevamo scorto l’insegna del negozio al numero 9 a conferma che non stavamo poi sbagliando di nuovo. Proseguendo ancora per un bel po’ - ormai completamente senza speranza – avevamo scorto il numero 16 e, di lì a poco, anche il numero 18. Si trattava di un ennesimo centro commerciale dove, al piano terreno, era ben visibile, seppur chiusa, la tanto agognata agenzia.
sabato 12 ottobre 2013
Quarantasettesima puntata - Diario di Pechino
27 agosto 2011 – Pechino ---
Oggi siamo andati al mercato dell’antiquariato. Mannaggia, ho speso oltre quaranta euro per un porta-bacchetta in giada. Non avrei dovuto. --- Ho anche comprato un pezzo di seta sottilissima con un bel disegno; prezzo quasi dieci euro. Vabbè: ho anche comprato un paio di scarpette e un paio di stivaletti per bebè, tutto un ricamo. Sono fantastici, un sogno. Per un totale di cinque euro e mezzo. ---
I giorni stanno per finire. Strana sensazione. Chissà se sentirò la mancanza di ciò che ora sembra una normalità. Come vivrò l’assenza di tutto questo? Dei cinesi magrissimi, simili agli extraterrestri? Queste strade che non arrivano mai dove dovrebbero ma finiscono in certe budelle? Queste grandi porte con il solito guardiano in uniforme a difesa di che cosa poi? ---
Coppie passeggiano, mi sembrano così spenti, nessuno che litighi, nessuno che amoreggi, staranno insieme a far che cosa mai?
sabato 5 ottobre 2013
Quarantaseiesima puntata - Diario di Pechino
26 agosto 2011 – Pechino ---
Passato un pomeriggio a fare piccoli acquisti e a riportare i libri in libreria. Sono riuscita a riavere tutti i soldi spesi, non pochi. Questa è una libreria un po’ speciale e i prezzi sono alti. Dal mio scontrino si evinceva che avevo speso un bel po’ di quattrini e che i tre libri acquistati erano perfetti ma non per me. In effetti erano scritti in caratteri cinesi non semplificati. ---
Dopo un po’ la commessa mi aveva ridato i soldi con i quali più tardi avevo comprato un bel servizio da thè in fine porcellana. Questo per il prezzo di tre libri in inglese-cinese. ---
Usciti dalla libreria avevamo percorso diversi chilometri a piedi. Si era messo a piovere ma noi, presi dalla fretta di arrivare prima della chiusura del negozio, avevamo camminato spediti, senza badarci. Sulla nostra sinistra si ergeva nel semibuio l’ultimo palazzo della Città Proibita con tanto di mura e di fossato pieno d’acqua. Svoltato a destra stavamo percorrendo il perimetro di Jingshan e, in fondo al viale, avevamo ritrovato il solito hutong. Quel hutong che io e Jenny avevamo felicemente attraversato una domenica di luglio con il sole del mezzogiorno. ---
Qui continuava a piovere. Sulla stradina addossata al muro neanche un anima. I miei amici, in mancanza di meglio, stringevano i denti a mi seguivano senza dire una parola. Dentro di me vedevo già i titoli dei quotidiani di Pechino del mattino dopo “Dispersi quattro turisti italiani nel tentativo di attraversare il hutong”. Dopo un po’ il muro scomparve dalla vista e noi, eseguiti un po’ di svolte a destra e svolte a sinistra, siamo sbucati sul vialone giusto di fronte a Houhai.
Houhai è un posto per turisti, quindi, è pieno anche di turisti cinesi venuti a curiosare. All’interno, in una viuzza, ecco il nostro negozio tra i tanti. Il servizio da thè è davvero bello, di ottima fattura, con un prezzo alto anche se non esagerato. L’amica ci rinuncia, io pure. Quando l’amica scopre un altro servizio, ugualmente caro, mi viene un’idea. Prima mi consulto con lei e poi chiedo al titolare: “Se compriamo tutti i tre pezzi, qual è la vostra miglior offerta?” L’uomo riflette per un po’ e poi scrive la cifra: al posto di 800 yuan possiamo averli a 650. Io sono soddisfatta, l’amica pure, tutt’e due abbiamo fatto un gran risparmio e l’artigiano cinese ha venduto ben tre servizi.
Usciamo con le belle confezioni in mano, siamo affamatissimi. In un locale del Yunnan (estremo sud) mangiamo le loro cose piccanti, molto saporiti. Dopo cena per un ultimo drink insieme non c’è che l’imbarazzo della scelta. Alla fine ci accomodiamo su due divanetti sulla riva del lago. Il lago porta via i nostri suoni e avvicina quelli che arrivano da lontano. Ci rilassiamo, facciamo un po’ il punto della situazione. Vi è del dispiacere nell’aria: andar via dopo che ci si è trovati bene non è senza tristezza. Non è il mio caso ma lo posso capire lo stesso.
mercoledì 2 ottobre 2013
Quarantacinquesima puntata - Diario di Pechino
25 agosto 2011 – Pechino ---
Primo giorno dopo la fine della scuola. Piovvigina. Prendo un libro e vado in mensa a leggerlo. E’ in cinese. Me l’ha regalato la mia tongwu (compagna di stanza); il titolo infatti è “The Present”.
Nel pomeriggio avevo fatto delle compere in uno di quei posti dove lo straniero non ci entrerebbe mai. Una bambina, infatti, si era meravigliata a vedermi, una dabi (grande naso=straniero). Avevo speso una stupidata, le cose che avevo comprato, salvo forse le due chiavette USB da 4 giga che infatti mi erano costati quasi 10 euro, il resto erano spiccioli. Avevo trovato la bussola da fissare sulla bici, delle forchettine a due denti con manico in porcellana, dei regalini da quattro soli. Mi ero persino divertita. ---
L’autobus, anzì le due linee di autobus, presi all’inverso mi avevano portata a casa senza alcun intoppo. ---
Sono serena e comincio a stendere i nervi.
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