Mo Yan, premio Nobel per la letteratura, descrive nel suo romanzo "LE RANE" le condizioni delle donne cinesi che, nonostante l'imposizione del regime, decidono comunque di mettere al mondo dei figli.
La protagonista del romanzo, pubblicato nel 2009, d'accordo con le disposizioni del governo, dava la caccia a donne anche in stato avanzato di gravidanza, minacciandole di farle abortire con la forza, salvo dire ad una di esse: "Wang Dang, sbrigati a partorire, presto, fai nascere il bambino! Una volta sfornato, sarebbe stato un essere umano, cittadino della Repubblica popolare cinese e protetto dalla legge." sottintendendo che se lei fosse riuscita a catturarla, l'avrebbe costretta ad abortire come le altre.
Credevo facesse parte dell'epoca maoista ed ero convinta di non dover mai più affrontare simili argomenti; così sono rimasta scioccata nel ritrovare notizie del genere risalenti ad appena due anni fa. Questo, nonostante gli importanti cambiamenti sociali ed economici.
Nell'arco di quasi due anni non sembrano essere venute alla luce altre notizie simili, tuttavia se ne parla ancora, come per esempio nell'articolo di qualche giorno fa (clicca qui) in cui si riportano gli effetti devastanti di tali interventi sul fisico della donna.
Per fortuna il 12 Novembre scorso, in occasione del III Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, le maglie sono state allentate.
Infatti, le coppie inurbate nelle quali almeno unodei genitori non abbia né fratelli, né sorelle, potranno avere più di un figlio, questo, però, dopo tre decenni.
E' un passo avanti, anche se nella sostanza rimane l'impianto come un tempo.
Resta da vedere che cosa ve n'è stato delle condizioni delle donne in seconda gravidanza tra la notizia del 2012 e la legge varata nel novembre scorso.
Resto in attesa di ricevere feedback dai giornalisti stranieri cui avevo chiesto aggiornamento.
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