lunedì 31 ottobre 2022

Slow learning da capo

 


Periodicamente torno a parlare di Slow learning, vale a dire, della necessità di rivedere il metodo con cui impariamo la lingua cinese. La domanda riguarda perlopiù la capacità di espressione in particolare quella orale.  Sono spinta ad affrontare l'argomento vuoi perché il confronto con lo studio di altre lingue lo impone,  vuoi perché i miei alunni sono in grande maggioranza persone di una certa età. 

Guardiamo da vicino la prima motivazione:



Partiamo dal bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno.

Se paragono la fatica per imparare ad esprimermi in qualche maniera in inglese, in spagnolo, persino in russo con la fatica che richiede il cinese il gap risulta evidente. Se provo a comporre una frase da conversazione quotidiana in una di queste lingue, ci posso riuscire dopo uno studio relativamente breve. Per comporre le stesse frasi in cinese ci vuole il livello progredito, cosa che si ottiene con diversi anni di studio sodo. Ecco il bicchiere mezzo vuoto.




Perché?

La colpa è della distanza, né più né meno. Eppure anche la soddisfazione, quando ce la si fa, è commisurata a questa distanza. Naturalmente non si parla di distanza fisica bensì di quella culturale che si è sviluppata nei millenni.



E’ questa distanza che proibisce a noi, non cinesi, di trovare le frasi giuste senza cadere nella trappola del cinitaliano (parlo cinese in italiano).  




Quando riesco a trovare la chiave per superare l’ostacolo DISTANZA, posso finalmente riuscire ad esprimermi correttamente, cioè, a parlare. 



Guardiamo da vicino la seconda motivazione che mi spinge a parlare di Slow learning, ossia “perché i miei alunni sono in grande maggioranza persone di una certa età”:

Il rischio di cadere nella trappola del cinitaliano (parlo cinese in italiano) è particolarmente forte nel caso di queste persone che, dopo aver studiato a lungo la lingua, si ritrovano a tentare di formulare una frase.

Nel loro caso è ancor più arduo rinunciare alla sicurezza della costruzione italiana basta su regole ferree. E’ la nostra lingua, quella che ci ha permesso di crescere e di diventare adulti. Lasciarla andare è una questione delicata. Più si è avanti con l’età, più risulta difficile. 



Torniamo con la mente al primo anno di cinese. Quante meraviglie! Che mondo nuovo! Come ci buttavamo nella conversazione al nostro livello con frasi, tipo 你好!你好吗? Allora non ci sembrava tempo perso imparare le parole nuove e scrivere gli 汉子. Ecco il bicchiere mezzo pieno.

Cosa succede quando perdiamo l’età dell’innocenza?  “Più so, meno so” è particolarmente vero in questo caso.

Quando usciamo dal limbo della frase cinese base: SOGGETTO – PREDICATO – COMPLEMENTO OGGETTO, entriamo nel regno della lingua vera.

Se il livello base è stato studiato ma non metabolizzato, costruirci sopra un livello successivo, anche se per gradi, porta rapidamente allo scoramento. L’entusiasmo del principiante è da tempo svanito, la fatica per memorizzare le 40-50 parole nuove per volta sembra inutile e presto si ritrovano frustrati, disperati e smettono di studiare. Ecco il bicchiere mezzo vuoto.


 

Nel corso degli ultimi anni ho più volte affrontato questo argomento. Per consultare i vari post basta andare a www.teresarainsegna.blogspot.it  cliccare su “visualizza formato web” e mettere le parole SLOW LEARNING nella casellina a destra.

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