30 luglio 2011 – Pechino –
Grande Muraglia - Pechino
Stamattina sono corsa fuori
quasi in pigiama per comprare lo yoghurt, ma prima delle otto non
apriva nessuno. Sono tornata con la coda tra le gambe e ho deciso di
impadronirmi di una delle tante confezioni di yoghurt della mia
compagna di stanza.
Lei è così:
tutto quello che compro io è troppo caro. Lei si riempie il
frigo con la sua roba, quella non è troppo cara.
Pomeriggio, appena toranata
dalla Grande Muraglia, mi ero preparata per uscire di nuovo. Alle tre
passate andare alle rovine del Palazzo dell'Estate era, invece,
troppo tardi – secondo lei. Qualcosa è sempre troppo, quando
si tratta di me. A conferma di quanto mi stava dicendo, aveva
sfogliato una guida nella sua lingua (coreana) per poi doversi
correggere "Il Palazzo dell'Estate non chiude alle 16.30, bensì
alle 17.30".
Dunque stamattina ho
mangiato uno dei suoi yoghurt. L'autobus non aspettava l'apertura del
negozio, siamo partiti alle 8.20 circa.
Usciti da Pechino c'eravamo
diretti verso nord. Abbiamo viaggiato per due ore buone quando,
all'improvviso, sbucò una torre della Muraglia dal niente. Ad
accoglierci la solita scena colorita: venditori di ogni specie di
cose più a meno a buon mercato che tentavano di accaparrare la
nostra attenzione.
Io, Eva e Maria eravamo tra
i primi a prendere la funivia. Lassù iniziò una
sterminata camminata, intervallata ad ogni piè sospinto dalla
sosta per le foto. Odio le foto. Le scatto anch'io ma quando mi rendo
conto che diventano più importanti del fatto stesso di essere
lì, mi ravvedo e smetto.
A camminare su quei sassi,
pur in presenza di migliaia di turisti, faceva sentire i passi di
chi, prima di noi, li aveva calpestati. Quanto sudore! Sudavano gli
uomini e anche i cavalli – pensavo.
In Cina non sai mai quanto
c'è di vero in quel che vedi. E' destabilizzante non poter
fidarsi dei propri sensi. Eppure è questa la realtà:
nuovi edifici antichi ad ogni angolo. La Grande Muraglia rifatta per
deliziare gli occhi di noi, turisti, non fa eccezione.
Il sentiero di montagna,
invece, era vero. L'avevamo percorso, inizialmente alla ricerca di un
posto fresco e comodo dove mangiare. Poi in un attimo eravamo
arrivate al punto di partenza dove, se possibile, i venditori era
ancor più numerosi e ancor più rumorosi.
Ritornata dalla Grande
Muraglia, i miei nuovi amici m'avevano invitata ad andare con loro
allo Yuan Ming Yuan (Palazzo dell'Estate). Me lo ricordavo con
piacere quell'enorme parco con lago, circondato da salici dove avevo
passato un mezzo pomeriggio da sola a guardare le rovine e a sentire
il venticello, nove anni prima.
Stavolta, al posto della
solitudine, v'erano le solite migliaia di turisti ad affollare ogni
dove e prima di arrivare alle rovine dovettimo "ammirare" i
tanti fiori finti, navi finte, per non parlare dei draghi e di altre
cose innominabili e pacchiane.
Le rovine erano ancora lì,
ancora per poco se l'afflusso resta tale. La pietra bianca
abbandonata al sole mi ricordava la Grecia come pure alcuni motivi
decorativi. La forma dei giardini, invece, faceva pensare alla
Francia. Strano miscuglio.
Per ultimo avevamo voluto
vedere una pagoda in marmo bianco dove, dopo aver trovato la giusta
uscita da un vero labirinto, potevi salirvi lungo una scaletta a
chiocciola, posta all'esterno.
"Bene, non ci siamo
stancati invano"– avevo pensato.
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