sabato 5 luglio 2014
Cinese: la lingua del futuro - come ci prepariamo ad insegnarlo?
"Londra punta sul cinese: prima lingua straniera" questo è il titolo di un articolo comparso sul Corriere della Sera il 25 giugno scorso (per leggerlo clicca qui) in cui si evidenzia che il cinese mandarino, oltre ad essere la lingua parlata da un miliardo e duecentomilioni di persone, è anche la lingua più corteggiata al momento.
Leggiamo anche che il cinese ha soppiantato il francese, lingua tradizionalmente in pool position nelle scuole britanniche. Infatti "Un esercito di milleduecento insegnanti di mandarino entrerà nelle scuole britanniche, opportunamente formati per insegnare la lingua del futuro alle nuove generazioni e tenere corsi di cinese a ogni livello. Sono gli obiettivi del Department for Education, mentre il ministro dell’istruzione Elizabeth Truss parla già, entro il prossimo decennio, di duplicare il numero di studenti che padroneggiano il cinese. Tra il 2015 e il 2019 la diffusione del mandarino sarà capillare per il segmento anagrafico che va dagli 11 ai 18 anni e circa una scuola ogni tre nella formazione secondaria offrirà l’opportunità di studiare il cinese, mentre si sta cercando di inserire il mandarino nel curricolum obbligatorio della scuola primaria."
Come siamo messi noi in Italia, e in particolare nella Milano dove vivo e lavoro anch'io?
Vi sono i corsi promossi da Italia Cina e dall'Istituto Confucio. Le loro campagne pubblicitare sono tali che agli altri operatori non restano che delle bricciole. Nei loro corsi, sempre affollatissimi, gli insegnanti impartiscono le lezioni con il microfono. Gli studenti ottengono indubbiamente dei risultati validi ma io mi domando: saranno in grado di chiedere un bicchiere d'acqua?
Ci sono poi le scuole private che a fatica riescono a mettere insieme tre alunni per formare una classe. I costi sono, di conseguenza, elevati ed ecco che si paga 1000 euro per un corso di un anno.
Tra le novità vi è il campus promosso da cinque imprenditori cinesi sul territorio milanese (leggi qui).
Dove è andato a finire il senso di responsabilità, per non parlare di vocazione?
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