12 agosto 2011 – Pechino
Sono tornata nella grande libreria a
Wang Fujin. Ho comprato ancora un libro su I Ching .
Finito di gironzolare m'era venuta fame
e, sapendo che non molto lontano avevo mangiato i migliori ravioli di
Pechino, avevo allungato il passo nella speranza di ritrovare la
trattoria. Essa, un buco di negozietto in una viuzza sporca e
affollata, era ancora lì, la ragazzotta m'aveva riconosciuta e i
ravioli, se possibile, erano ancor più squisiti.
Dopo una bella scorpacciata (ben venti
pezzi) m'ero avviata verso la metrò quando in una piazza avevo
scorto un uomo intento a lanciare un aquilone. Questo, con
un'apertura alare di circa tre metri, era addobbato con luci
colorate, ad intermittenza. Solo quando era già in alto nel cielo,
avevo scorto l'altro aquilone, quindi il suo proprietario. Dovevano
essere amici, tenevano ognuno il proprio rullo e camminavano avanti e
indietro a breve distanza, a seconda delle necessità dettate dal
vento.
Non ero sola io che nel frattempo mi
ero seduta su di un gradino: intorno a me famiglie con bambini e
persone di ogni specie fissavano lo sguardo sui due aquiloni, sempre
più lontani. Grazie alle luci intermittenti si scorgeva la loro
presenza mentre scendeva la sera che tutto copre e rimette a posto.
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